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Astronomia: News, Topic dedicato alle news sull'astronomia e relativi commenti

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view post Posted on 31/1/2018, 19:48
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Solito fenomeno, normale amministrazione.
News che vorrei sentire nel caso Luna è del tipo: raccolta Elio3.
 
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E si sarebbe una bella cosa, il gas, introvabile sulla Terra, sarebbe ideale per i futuri reattori a fusione, gia 10 anni fa La Vision for Space Exploration della NASA prevedeva l'invio di astronauti americani sulla Luna nel 2020 e l'insediamento di una base permanente entro il 2024. Malgrado l'agenzia statunitense non abbia confermato né smentito l'intenzione di ottenere elio 3 dal satellite, è indiscutibile che gli esperti di raccolta di questa sostanza occupavano le posizioni più influenti all'interno dell'ente. Dal canto suo, la Russia sosteneva che lo scopo di tutti i suoi programmi lunari - per quanto se ne sa, l'azienda Energia aveva iniziato ad annunciare, alla maniera sovietica, l'insediamento di una base lunare permanente entro il 2015-2020 - sarà proprio quello di estrarre l'elio 3. :ph34r:
 
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view post Posted on 15/3/2018, 00:51
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È morto a 76 anni Stephen Hawking

Era tra gli scienziati più famosi al mondo, noto soprattutto per le sue ricerche sui buchi neri e i suoi libri di divulgazione scientifica


stephen-hawking

Stephen Hawking, uno degli scienziati più famosi al mondo e tra i fisici teorici più importanti della seconda metà del XX secolo, è morto questa mattina nella sua casa di Cambridge, in Regno Unito. La notizia è stata confermata dalla famiglia. Hawking, che aveva 76 anni ed era malato da molto tempo, era noto soprattutto per i suoi studi sui buchi neri (in particolare per la radiazione dei buchi neri che porta il suo nome) e per i suoi libri di divulgazione scientifica. Era il direttore di ricerca del Dipartimento di matematica applicata e fisica teorica dell’università di Cambridge, e aveva fondato il Centro di cosmologia teorica.
Buchi neri e divulgazione
Con il suo libro Dal Big Bang ai buchi neri. Breve storia del tempo, pubblicato per la prima volta nel 1988, Hawking ottenne un grande successo e diede un contributo fondamentale nel divulgare le teorie su come si originò l’Universo e tutto ciò che abbiamo intorno. In 30 anni, quel libro ha venduto più di 10 milioni di copie e ha ispirato studenti, ricercatori, semplici appassionati e registi per film e documentari. Nel 2014, il film La teoria del tutto sulla vita di Hawking fu nominato agli Oscar e valse un premio a Eddie Redmayne, come migliore attore protagonista. Ma fu comunque in campo scientifico che Hawking diede i suoi contributi più importanti per la comprensione dell’Universo e della scienza che lo studia: la cosmologia.

Costretto da una malattia a vivere su una sedia a rotelle a partire dalla fine degli anni Sessanta, Hawking si dedicò allo studio dei buchi neri, diventando uno dei teorici più intelligenti e creativi della sua generazione nella ricerca intorno a questi misteriosi gorghi densi e massicci al punto che nemmeno la luce riesce a sfuggirgli. Applicò a questi oggetti le teorie quantistiche, scoprendo che i buchi neri perdono radiazioni e particelle, nel loro ciclo che li porta a collassare e scomparire.

I calcoli che lo portarono alla scoperta furono messi in discussione per molto tempo nella comunità scientifica. Le conclusioni erano talmente strane per le conoscenze dell’epoca da far dubitare lo stesso Hawking: l’idea che alcune particelle potessero sfuggire ai buchi neri sembrava implausibile. Dopo ulteriori verifiche e approfondimenti, nel 1974 Stephen Hawking pubblicò la sua ricerca su Nature, una delle più prestigiose riviste scientifiche al mondo, con un titolo dubitativo, ma molto allettante per cosmologi e fisici: “Esplosioni dei Buchi Neri?”. Con un’esposizione precisa e al tempo stesso chiara e concisa, Hawking aveva scritto una delle più promettenti ricerche che mettevano insieme fisica dei quanti, gravità, variabili legate all’Universo e al suo comportamento bislacco. La ricerca si avvicinava più di altre all’idea, ancora da realizzare, di una vera “teoria del tutto” nella fisica, una spiegazione uniforme e omogenea di come funziona tutto ciò che esiste.

La teoria sulla radiazione di Hawking, come sarebbe diventata nota negli anni seguenti, fece cambiare il modo in cui erano visti i buchi neri: da gigantesche macchine che assorbono ciò che hanno intorno a grandi sistemi di riciclo della materia e dell’energia. Hawking spiegò che se teoricamente si saltasse in un buco nero non ci sarebbero probabilità di sopravvivenza: gli atomi che costituiscono una persona non tornerebbero indietro, ma la sua massa-energia sì, e che probabilmente questa cosa si applica all’intero Universo.
Senza confini
Hawking era mosso da una grande curiosità e, nonostante vivesse da decenni su una sedia a rotelle, esplorava il mondo e provava tutto ciò che poteva, dimostrando di non avere particolari preoccupazioni per il corpo che lo aveva in un certo senso imprigionato. Nel 2007, quando aveva da poco compiuto 65 anni, salì su un aeroplano che simula la parziale assenza di gravità, un sistema usato dai ricercatori per condurre test di vario tipo e dagli astronauti durante le loro sessioni di addestramento prima di partire per lo Spazio. L’aeroplano – un Boeing 727 – prende quota e poi la perde velocemente con picchiate in modo da riprodurre per alcuni secondi la mancanza di gravità. Le sollecitazioni sono notevoli anche per chi sta a bordo e possono causare un po’ di nausea, ma Hawking disse di essersi divertito molto e di averlo fatto per dimostrare che anche le persone con disabilità possono fare praticamente di tutto, senza sentirsi limitate dalla loro condizione.
Stephen Hawking era profondamente convinto di questa personale teoria del poter fare tutto. Nella sua lunga carriera accademica e di divulgatore visitò tutti i continenti, anche l’Antartide, partecipando a centinaia di incontri e conferenze. Impossibilitato a parlare a causa della malattia, la sua voce era diventata un sintetizzatore vocale di un computer, con sensori che leggevano i movimenti del suo sguardo per interpretare i comandi e le parole da scrivere e riprodurre. Questo sistema, perfezionato nel corso degli anni, gli permise di scrivere buona parte dei suoi libri più famosi e apprezzati.

La voce metallica del sintetizzatore divenne una parte di Hawking e forse uno dei suoi elementi più riconoscibili. Lui stesso ci scherzava sopra ed era ben disposto a partecipare a gag in programmi televisivi. Fece da guest star in una puntata dei Simpson, in The Big Bang Theory e in un episodio di Star Trek. Gli sarebbe anche piaciuto viaggiare nello Spazio nella realtà e non solo nella finzione televisiva. Prese contatti con VirginGalactic, la compagnia spaziale di Richard Branson, ma ritardi e contrattempi nello sviluppo dei sistemi di trasporto gli hanno impedito di raggiungere il suo obiettivo. Era anche un pilota piuttosto spericolato, come sanno docenti e studenti di Cambridge: un giorno andava di fretta in uno dei vialetti dell’Università, prese male una curva e si schiantò, rompendosi una gamba.
Le origini
Stephen Hawking era nato nel bel mezzo della Seconda guerra mondiale. La sua famiglia era sfollata da Londra a Oxford per sfuggire ai bombardamenti notturni senza sosta dell’aviazione tedesca quando Isobel Walker, sua madre, era incinta. Il padre, Frank Hawking, era un biologo piuttosto conosciuto. L’8 gennaio 1942, a 300 anni di distanza esatti dalla morte di Galileo Galilei, Stephen Hawking nacque in un periodo di grandi incertezze e con una guerra che sarebbe finita solo tre anni dopo, ma che in quei momenti sembrava non finire mai. Frequentò le scuole a Londra senza brillare particolarmente, poi si iscrisse all’università a Oxford dove scoprì di riuscire a fare calcoli e a studiare la fisica con grande facilità. L’idea di scoprire le origini dell’Universo, la cosmologia, lo appassionava più di tutto.

Dopo la laurea si trasferì a Cambridge, ma prima che potesse iniziare i suoi progetti di ricerca i sintomi di debolezza che aveva da diversi anni peggiorarono. Inizialmente gli fu diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), una malattia neurodegenerativa che lascia pochi anni di vita. La diagnosi lo portò a una profonda depressione, dalla quale si riprese quando la malattia sembrò fermarsi, benché lasciandoli poche possibilità di muoversi e di non affaticarsi dopo pochi passi. In un certo senso rivalutò la sua esistenza, trovò un rinnovato interesse nella ricerca e nella vita in generale. Nel 1965 si sposò con Jane Wilde, con la quale avrebbe avuto poi tre figli.

Singolarità
Hawking dedicò molto tempo allo studio delle teorie di Einstein e in particolare alla teoria della gravità. Era interessato a trovare una spiegazione convincente alla capacità della massa e dell’energia di “piegare” lo spazio, un po’ come fa una palla da bowling se viene collocata nel mezzo di un tappeto elastico. Un raggio di luce, attraversando uno di questi campi gravitazionali, tende a cambiare la propria traiettoria e ad assecondare l’avvallamento. Semplificando moltissimo: molta massa ed energia in un solo punto possono portare lo spazio (nel nostro caso il tappeto elastico) a incurvarsi senza fine. Un oggetto sufficientemente denso, come una stella che sta collassando, potrebbe portare lo spazio ad avvolgerla fino a farla sparire, in un punto che tende a essere denso all’infinito e che viene chiamato “singolarità”. E questa singolarità descritta nella teoria della relatività sembra combaciare con il concetto di buco nero (su cui lo stesso Einstein era scettico).
Oggi, grazie alle osservazioni effettuate con telescopi sempre più potenti e sistemi sempre più sensibili, sappiamo che là fuori ci sono centinaia di oggetti talmente massicci e scuri da essere molto probabilmente buchi neri. Si ipotizza che ce ne sia uno gigantesco al centro della Via Lattea, la nostra galassia, e che ce ne siano milioni di altri in giro per l’Universo.

A partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, Hawking lavorò con altri colleghi per definire meglio i buchi neri, comprenderne le caratteristiche e il loro ruolo nel formare e plasmare l’Universo. Grazie ai suoi studi e alle dispute con alcuni ricercatori, arrivò alla conclusione che qualcosa riesce a sfuggire a questi gorghi apparentemente senza fondo. La radiazione di Hawking offre gli elementi più convincenti per capire il rapporto tra buchi neri e ciò che hanno intorno e il modo in cui sono collegati al resto dell’Universo.

La spiegazione di tutto per tutti
In un’intervista, Hawking raccontò di trovarsi perfettamente a suo agio con lo studio di qualcosa di così astruso e misterioso:

Li chiamiamo buchi neri perché sono legati alla paura umana di essere distrutti o ingoiati da qualcosa. Io non ho il timore di finirci dentro. Li comprendo. In un certo senso sento di essere il loro padrone.

Per tutta la sua vita, Hawking ha avuto a che fare con concetti complicatissimi, che spesso si incrociano con la filosofia e con la ricerca di un senso e di un’origine per la nostra esperienza. Era però convinto che fosse necessario raccontare a tutti le scoperte di questo tipo, renderle comprensibili a più persone possibile, comunicarle e farle diventare conoscenza condivisa. Anche per questo scrisse numerosi libri di divulgazione, alcuni dei quali divennero best seller nonostante trattassero argomenti così complessi:

Se dovessimo scoprire una teoria completa per tutto, dovrebbe diventare comprensibile per tutti, non solo per un gruppo di scienziati.

www.ilpost.it/2018/03/14/morto-stephen-hawking/

Se andate sul sito, ci sono altre foto e video :alienff:
 
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Parker Solar Probe: è partita la sonda che toccherà il Sole

Dopo 8 lunghi anni di duro lavoro, per ingegneri e scienziati della NASA il grande momento è finalmente arrivato: il lancio della Parker Solar Probe, la sonda che per i prossimi 7 anni promette di raccontarci il Sole come nessun’altra missione prima.

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Una rappresentazione artistica della sonda Parker Solar Probe. Crediti: NASA

Dopo 8 lunghi anni di duro lavoro, per ingegneri e scienziati della NASA il grande momento è finalmente arrivato: il lancio della Parker Solar Probe, la sonda che per i prossimi 7 anni promette di raccontarci il Sole come nessun’altra missione prima. La partenza, inizialmente fissata per sabato 11 agosto 2018 alle 9:33 ora italiana, è infine slittata di 24 ore circa, a causa di un problema tecnico che ha impedito le operazioni di lancio, bloccando il countodwn. La sonda è correttamente decollata il 12 agosto alle 9:31 ora italiana.

«Here we go», ci siamo! Alle 3:31 di domenica 12 agosto, ora locale, le parole di Eugene Parker risuonano chiare in mezzo al crepitio lontano dei razzi e alle grida di entusiasmo dei responsabili della missione Parker Solar Probe, mentre la fiammata potente della loro creatura rischiara la notte attorno allo Space Launch Complex-37 nella base aeronautica di Cape Canaveral, in Florida. Pesante poco più di 600 chilogrammi (più o meno quanto una piccola automobile), la Parker Solar Probe è partita a bordo di uno dei razzi più potenti mai creati, lo United Launch Alliance Delta IV Heavy, in grado di sprigionare al momento del decollo un’energia 55 volte superiore a quella necessaria per raggiungere il pianeta Marte.

Classe 1927, Eugene Parker è il fisico che per primo teorizzò l’esistenza del vento solare nel 1958. Ora, a sessant’anni di distanza, è stato il primo a vedere partire una missione spaziale che porta il proprio nome.

Durante la prima settimana di crociera, la navicella spaziale dispiegherà l’antenna ad alto guadagno e l’asta del magnetometro. Inoltre eseguirà la prima parte del dispiegamento delle antenne per le misure di campo elettrico. La verifica degli strumenti inizierà ai primi di settembre e durerà circa quattro settimane, prima di entrare nella fase operativa scientifica vera e propria.

Nei prossimi due mesi la Parker Solar Probe volerà verso Venere, dove è previsto che esegua la prima manovra di spinta assistita dalla gravità all’inizio di ottobre: un giro attorno al pianeta che produrrà un effetto fionda sulla sonda, dirigendola in un’orbita più stretta intorno al Sole.
Questo primo flyby di Venere permetterà alla Parker Solar Probe di volare a circa 24 milioni di chilometri dal Sole (ai primi di novembre). Sembra lontano, ma in realtà è un punto già dentro l’ardente atmosfera solare, la corona, là dove nessuna sonda si è spinta finora.

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Le orbite di Parker Solar Probe attorno al Sole. Crediti: NASA

Parker Solar Probe è una sonda progettata per “toccare il Sole”… Ma cosa significa? Con le sue 24 orbite, si avvicinerà fino a 6,1 milioni di chilometri di distanza dalla fotosfera del Sole – davvero molto vicino, dunque – e studierà lo strato esterno dell’atmosfera solare, cioè la corona.
Arriverà a destinazione con un’orbita ellittica toccando i 692.000 chilometri orari: quanto basta per coprire la distanza Roma-Napoli in un secondo! E si tratta di un record: sarà la sonda più veloce ad aver mai viaggiato attraverso il Sistema Solare nella storia dell’esplorazione spaziale.

Ma come farà la sonda a rallentare in prossimità del Sole? Gli ingegneri hanno pensato a tutto: la gravità, come sempre, viene in aiuto e fungerà da “freno” per la sonda. Quando sarà vicina al pianeta Venere, la sonda sfrutterà l’attrazione gravitazionale del pianeta per frenare e raddrizzare la traiettoria finale, ma saranno necessarie ben 7 orbite per effettuare questa delicata manovra. Il rischio è di mandare “in cenere” la sonda… nel vero senso del termine!

«La Nasa ha pensato per decenni all’invio di una missione per lo studio della corona solare, ma non c’era la tecnologia necessaria per proteggere la sonda e gli strumenti dal calore solare», spiega Adam Szabo, del team scientifico della missione per il Goddard Space Flight Center. Gli anni successivi hanno portato a ritrovati tecnologici in grado di garantire – si spera – la sopravvivenza della sonda per ben 7 anni a oltre 1.300 °C. Lo scudo termico da 2,4 metri di diametro, rivolto verso il Sole, proteggerà gli strumenti di bordo, mantenendoli sul lato “al fresco” della sonda a una temperatura attorno ai 30 °C. Le pareti esterne dello scudo termico sono realizzate in fogli di fibra di carbonio, un materiale leggero con proprietà meccaniche eccellenti, particolarmente adatte alle alte temperature (e “alte” qui è un eufemismo da terrestri). Spessi circa 2,5 millimetri, i due fogli sono separati da 11 centimetri di schiuma di carbonio, materiale in genere utilizzato nel settore medico per la sostituzione delle ossa. Questo design “a sandwich” rinforza la struttura e allo stesso tempo alleggerisce il peso dello scudo termico: solo 72 chilogrammi.

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La sonda Parker Solar Probe fotografata il 6 luglio scorso presso il centro Astrotech Space Operations a Titusville, in Florida, dopo l’installazione del suo scudo termico. Crediti: NASA/Johns Hopkins APL/Ed Whitman

Insieme a tutti i suoi tecnologici strumenti scientifici, la sonda porterà attorno alla stella 1.137.202 nomi di persone e una placca dedicata proprio a Eugene Parker, a cui è dedicata la missione. Nella memory card ci sono anche alcune sue fotografie e una copia di un suo articolo scientifico sul vento solare risalente al 1958.

La sonda studierà il violento flusso di particelle cariche che dal Sole arriva sulla Terra, cioè il vento solare emesso dalla corona, dove vengono registrate temperature di quasi 2 milioni di gradi. Gli scienziati vogliono capire come avviene il riscaldamento della corona e l’accelerazione del vento solare, e sono interessati anche nell’identificazione delle regioni di origine dei differenti tipi di vento solare. Un altro obiettivo è capire come vengono accelerati i raggi cosmici di origine solare.

Con questa storica missione, fisici e astrofisici riusciranno a risolvere alcuni dei più grandi misteri sul nostro Sole. I dati potrebbero anche migliorare le previsioni delle principali eruzioni sul Sole e dei conseguenti eventi meteorologici spaziali che hanno un importante impatto sulla vita sulla Terra, così come sul funzionamento dei satelliti geostazionari e sul lavoro degli astronauti nello spazio.
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view post Posted on 23/8/2018, 20:12
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Non la vedo tanto bene a quelle temperature e perturbazioni elettromagnetiche, comunque vedremo.
Il primo mistero è come fa la corona solare a sprigionare simili temperature....
 
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Due belle sorprese astronomiche: scoperto un mostro cosmico, buco nero con massa di 20 miliardi di sole, e poi dalle 16.00 in poi conferenza mondiale, prime immagini storiche di un buco nero :alienff:

MOSTRO:
www.nationalgeographic.it/scienza/s...iverso-3984112/

PRIMA IMMAGINE:
www.repubblica.it/scienze/2019/04/...nero-223681743/

scoperto-buco-nero-vorace-01
 
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Ecco la conferenza e la foto, con prima tanto di getto maser dragon e poi LUI....

 
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Dopo il flyby di Ultima Thule, New Horizons continua ad esplorare la fascia di Kuiper

www.astronautinews.it/2019/09/dopo...scia-di-kuiper/

ca06_linear_m2_to_22_rot270-1024x837

Ma è possibile che non si riesce a fare un flybay con Makemake o Eris, un vero peccato....

Edited by GODZILLA_ - 24/9/2019, 20:03
 
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Si fa' quello che decide la Nasa mi sa' :rolleyes:
 
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Titano si sta allontanando da Saturno più velocemente di quanto mai calcolato



9 giugno 2020

Titano, una delle lune di Saturno avvolta da una atmosfera fitta molto caratteristica con fiumi e mari di idrocarburi liquidi tra cui metano ed etano, si sta allontanando dallo stesso Saturno. Ora un team di ricercatori, in uno studio pubblicato su Nature Astronomy, conferma non solo la cosa ma calcola che l’espansione, nei confronti di Saturno, della stessa orbita di questo satellite sia più veloce di quanto mai calcolato.

Secondo i ricercatori, la luna si sta allontanando da Saturno ad una velocità di circa 100 volte più veloce di quanto mai calcolato in precedenza.
Gli stessi ricercatori hanno inoltre scoperto che Titano nacque in una collocazione molto più vicina a Saturno rispetto ad ora per poi migrare all’orbita attuale, ad una distanza media di circa 1,2 milioni di km, in 4 miliardi e mezzo di anni.

Lo studio, dunque, contrasta le teorie precedenti secondo le quali Titano si era formato più o meno alla stessa distanza dove si trova ora. Questa nuova scoperta, però, “implica che il sistema lunare saturniano, e potenzialmente i suoi anelli, si sono formati e si sono evoluti in modo più dinamico di quanto si credesse in precedenza”, come spiega Jim Fuller, un professore di astrofisica teorica del Caltech e uno degli autori del nuovo studio.

Anche la nostra Luna si sta allontanando dalla Terra ad una velocità di circa 3,8 cm all’anno, un processo comunque più lento e graduale di quanto o i ricercatori hanno calcolato per Titano. Con questo ritmo la Luna non si staccherà dall’orbita gravitazionale terrestre per almeno altri 6 miliardi di anni.
Per Titano, invece, il discorso è diverso dato che si sta allontanando ad una velocità di 11 cm all’anno, come ha calcolato Fuller, tramite complesse tecniche di astrometria e calcoli relativi alla forza di marea che Saturno imprime sullo stesso Titano.

Titano è forzato a migrare verso l’esterno ad un ritmo più veloce a causa di un effetto denominato blocco della risonanza: Saturno fa oscillare fortemente il pianeta e, proprio come oscillare le gambe sull’altalena ti può portare sempre più in alto, ciò produce un allontanamento sempre maggiore del satellite.
“La teoria del blocco della risonanza può applicarsi a molti sistemi astrofisici. Ora sto facendo un po’di lavoro teorico per vedere se la stessa fisica può accadere nei sistemi stellari binari o nei sistemi esoplanetari”, spiega ancora Fuller.
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Scoperto mostruoso buco nero con una massa pari a 34 miliardi di soli: è il più “vorace” di tutti /

Grazie ai dati raccolti col Very Large Telescope (VTS) dell’Osservatorio Europeo Australe (ESO), un team di astronomi e astrofisici internazionale ha scoperto uno dei più grandi buchi neri conosciuti: J2157 ha infatti una massa pari a 34 miliardi di soli ed è 8mila volte più grande del “cuore di tenebra” al centro della Via Lattea. In un solo giorno divora una quantità di massa paragonabile a quella del Sole.

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A miliardi di anni luce dalla Terra, in una galassia remota dimora un mostruoso buco nero con un “appetito” e dimensioni da record. J2157, questo il nome scelto dagli scienziati per il “cuore di tenebra”, ha infatti una massa pari a 34 miliardi di volte quella del Sole, oltre ad essere ben 8mila volte più grande di Sagittarius A*, il buco nero supermassiccio al centro della via Lattea (la nostra galassia), che è caratterizzato da una massa pari a circa 4 milioni di soli. Se ciò non bastasse, ogni giorno il gigantesco buco nero è in grado di divorare una quantità di massa paragonabile a quella del Sole, facendo letteralmente razzia di tutto ciò che lo circonda. Ciò lo rende il buco nero più “affamato” noto agli scienziati, ovvero quello con il tasso di crescita più rapido di tutti.

A determinare nel dettaglio le dimensioni di J2157 è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università Nazionale Australiana (ANU) di Canberra, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Osservatorio europeo australe (ESO) sito in Cile e dell'Osservatorio Steward dell'Università dell'Arizona. Gli scienziati, coordinati dal professor Christopher A. Onken, docente presso la Scuola di Ricerca di Astronomia e Astrofisica dell'ateneo australiano, avevano scoperto il super buco nero nel 2018, e all'epoca avevano stimato una massa di 20 miliardi di soli e una “fame” di mezza massa solare al giorno.

Puntandolo col Very Large Telescope dell'ESO, Onken e colleghi hanno continuato a raccogliere dati, e dopo aver determinato quanto magnesio ionizzato riesce a divorare, è stato possibile determinarne le dimensioni l'appetito con maggiore precisione. Ciò ha fatto salire la massa a 34 miliardi di sole e la voracità a quasi un Sole al giorno. A stupire gli scienziati anche il raggio dell'orizzonte degli eventi o raggio di Schwarzschild, il “confine” del cuore di tenebra superato il quale nemmeno la luce può sfuggire, a causa della terrificante attrazione gravitazionale. Secondo i calcoli degli astrofisici, esso è pari a 670 Unità Astronomiche (una UA equivale a 150 milioni di chilometri, la distanza che separa la Terra da Sole), e dunque è più di cinque volte la distanza dell'intero Sistema Solare.

Si tratta di un vero e proprio “mostro”, appartenente alla classe dei buchi neri ultramassivi (tutti quelli con una massa superiore ai 10 miliardi di soli). Non è comunque il più massivo in assoluto, dato che il record spetta al quasar TON 618 caratterizzato da ben 66 miliardi di masse solari, ma è sicuramente uno dei più grandi e quello che si nutre con maggior rapidità. Un dato "inquietante" di J2157 è relitavo al fatto che si tratta di un buco nero antichissimo, che si è originato quando l'Universo era giovane (aveva un'età di 1,2 miliardi di anni, pari a meno del 10 percento di quella attuale); gli scienziati non sanno come all'epoca abbia fatto a formarsi un buco nero del genere né come si sia accresciuto così tanto fino ad oggi. I suoi dati fra l'altro sono considerati in contrasto con quelli dei modelli cosmologici standard, pertanto studiandolo a fondo forse potremo capire di più anche sulla sua galassia, il cui nome completo è SMSS J215728.21-360215.1. I dettagli su J2157 sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

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Un bel mostro, ma non divora tutto, con il suo maser polare al plasma, forma anche un dragon, cioè una nuova galassia.
E....non può restare stabile all'infinito, prima o poi esplode e rilascia super particelle e idrogeno......ciclo infinito

Comunque TON 618, finora è il re dei mostri cosmici....
 
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Esopianeti “mini Nettuno” potrebbero non esistere ed essere superterre

20 Luglio 2020 Spazio e astronomia



I cosiddetti “mini Nettuno”, esopianeti che dovrebbero essere versioni a grandezza ridotta di Nettuno, potrebbero in realtà non esistere secondo un nuovo studio condotto da ricercatori del Laboratoire d’Astrophysique di Marsiglia.
Questi esopianeti, infatti, potrebbero essere in realtà non pianeti gassosi ma pianeti rocciosi completamente coperti da uno spesso strato d’acqua il quale sperimenta gli effetti di un fortissimo effetto serra a sua volta causato dall’irradiazione molto forte della stella intorno alla quale orbitano.

La conclusione viene descritta e supportata in uno studio apparso su Astrophysical Journal Letters. I ricercatori affermano chiaramente che i mini Nettuno potrebbero essere solo delle superterre con un nucleo roccioso circondato da un vasto oceano.

Quando un pianeta in condizioni del genere sperimenta un fortissimo effetto serra, la dimensione dell’atmosfera aumenta in maniera considerevole (un concetto già dimostrato da uno studio precedente) tanto da far sembrare, agli occhi esterni, il pianeta roccioso un pianeta gassoso.
Si tratta solo di una teoria che però potrebbe essere confermata dalle osservazioni future.

Approfondimenti
Irradiated Ocean Planets Bridge Super-Earth and Sub-Neptune Populations – IOPscience (IA) (DOI: 10.3847/2041-8213/ab9530)
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IL METEO SU MARTE: partita una sonda dagli Emirati Arabi che studierà l'atmosfera del Pianeta Rosso

come-funziona-l-atmosfera-marziana-ce-lo-dir-la-sonda-al-amal-degli-emirati-arabi-3bmeteo-106752

Si chiama Al-Amal che in arabo vuol dire "Speranza" , è la sonda che è appena stata lanciata ieri 20 Luglio) dagli Emirati Arabi Uniti alla volta del Pianeta Rosso.
Il razzo lungo 53 metri è partito dalla base Tanegashima, in Giappone e si prefigge di analizzare nel dettaglio i fenomeni che interessano l'atmosfera marziana al fine di capirne l'evoluzione.
Tra gli obiettivi principali studiare le dinamiche del clima e mappare i fenomeni meteorologici che caratterizzano i livelli bassi dell'atmosfera marziana; spiegare come il tempo meteorologico modifica la fuga di idrogeno e ossigeno correlando le condizioni della bassa atmosfera con quelle dell'altra atmosfera; comprendere la struttura e la variabilità di idrogeno e ossigeno nella parte alta dell'atmosfera identificando i motivi per cui tali gas fuggono nello spazio.
Per questo lavoro di indagine approfondito saranno utilizzati uno spettrometro all'infrarosso per studiare polvere, nuvole di cristalli di ghiaccio, vapore acqueo e temperatura nella bassa atmosfera e uno spettrometro nell'ultravioletto per analizzare monossido di carbonio, idrogeno e ossigeno nell'alta atmosfera marziana.
C'è anche una macchina fotografica per i selfie.
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Ma gli arabi non sono i soli ad aver lanciato un razzo verso Marte, in corsa per il Pianeta Rosso ci sono anche Stati Uniti e Cina che a giorni (entro il 30 luglio) lanceranno i propri satelliti e rover.
Non si tratta di una competizione tra Potenze mondiali ma solo di un'opportunità astronomica, Marte in questo periodo si trova infatti alla sua distanza minima dalla Terra (solo 60 milioni di chilometri).
La prossima finestra temporale per un passaggio ravvicinato sarà soltanto nel 2022 quindi meglio affrettarsi.

Fonte 3BMeteo
 
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view post Posted on 22/7/2020, 20:14
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CITAZIONE (LCG STAFF @ 21/7/2020, 22:14) 
Esopianeti “mini Nettuno” potrebbero non esistere ed essere superterre

20 Luglio 2020 Spazio e astronomia



I cosiddetti “mini Nettuno”, esopianeti che dovrebbero essere versioni a grandezza ridotta di Nettuno, potrebbero in realtà non esistere secondo un nuovo studio condotto da ricercatori del Laboratoire d’Astrophysique di Marsiglia.
Questi esopianeti, infatti, potrebbero essere in realtà non pianeti gassosi ma pianeti rocciosi completamente coperti da uno spesso strato d’acqua il quale sperimenta gli effetti di un fortissimo effetto serra a sua volta causato dall’irradiazione molto forte della stella intorno alla quale orbitano.

La conclusione viene descritta e supportata in uno studio apparso su Astrophysical Journal Letters. I ricercatori affermano chiaramente che i mini Nettuno potrebbero essere solo delle superterre con un nucleo roccioso circondato da un vasto oceano.

Quando un pianeta in condizioni del genere sperimenta un fortissimo effetto serra, la dimensione dell’atmosfera aumenta in maniera considerevole (un concetto già dimostrato da uno studio precedente) tanto da far sembrare, agli occhi esterni, il pianeta roccioso un pianeta gassoso.
Si tratta solo di una teoria che però potrebbe essere confermata dalle osservazioni future.

Approfondimenti
Irradiated Ocean Planets Bridge Super-Earth and Sub-Neptune Populations – IOPscience (IA) (DOI: 10.3847/2041-8213/ab9530)
fonte

Gli astronomi francesi la supercazzata la dovevano sparare, di giganti ghiacciati e piena la nostra galassia....pensassero a fare le bande marsigliesi hahahahaha.......... :naaa:
 
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