Rosetta, il lander Philae è atterrato sulla cometa 67/P Churyumov-GerasimenkoUn’immagine della sonda RosettaIl modulo "Philae" è atterrato sulla
cometa 67P - Churyumov-Gerasimenko: è un successo storico per
l'Agenzia Spaziale Europea (Esa), dato che si trattava del primo tentativo di questo genere nella storia dell'esplorazione spaziale. "Siamo sulla cometa, vediamo il lander, non possiamo essere più felici di così": Andrea Accomazzo, operations manager della missione, ha annunciato in diretta fra i tradizionali applausi il successo dell'atterraggio: "Philae" ha già inviato i primi segnali e si è ancorato come previsto alla superficie della cometa. Sganciatosi regolarmente dalla sonda madre "Rosetta" alle 10 ora italiana, ha iniziato iniziato la fase di approccio finale alla cometa 67P/TG alla velocità di circa un metro al secondo. La conferma del touch down è giunta intorno alle 17.04 ora italiana, circa mezz'ora dopo l'atterraggio effettivo: va infatti tenuto conto che i segnali inviati dalla cometa tardano poco più 28 minuti per raggiungere la Terra e per questo motivo la discesa non può essere controllata a distanza in tempo reale, ma è stata preprogrammata.
Missione compiuta - Il lander Philae è ''saldamente ancorato'' al nucleo della cometa 67/P, ed è anche atterrato a soli 4 centimetri dal punto previsto. "Confermiamo che il lander è sulla superficie della cometa'', ha detto il responsabile delle operazioni della missione Rosetta, Andrea Accomazzo. "L'atterraggio è stato delicato e dolce'', hanno detto da Colonia i responsabili delle operazione di Philae. ''Tutto sta avvenendo come previsto: siamo sulla cometa e ci resteremo'', hanno aggiunto. Nel frattempo la sonda Rosetta, che si trova sempre ad una distanza di sicurezza dalla cometa, sta scattando le prime foto di Philae su Agilkia, come è stato chiamato il sito di atterraggio.
Non solo gioia - Philae non è perfettamente ancorata alla cometa 67P con il rischio quindi di un suo eventuale distacco. Lo ha riferito l'Agenzia spaziale europea riferendo l'esito di indagini telemetriche. Lo staff del centro di controllo, riferisce l'account Twitter dell'Agenzia, sta cercando di comprendere il motivo del mancato pieno ancoraggio. All'origine del problema un malfunzionamento dell'arpione di ancoraggio di Philae: "Ci sono indicazioni che (l'arpione) non sia stato sparato (sulla superficie della cometa) il che potrebbe significare che sia atterrata su materiale soffice e non sia quindi ancorata" a nulla di solido, ha spiegato Stephan Ulamec, il manager della missione.
Un successo in parte italiano - "La felice riuscita della missione Rosetta - ha commentato Giuseppe Zaccaria, rettore dell'Università di Padova, ateneo che ha svolto un ruolo importante nel progetto Rosetta - è l'ennesima importante conferma dell'eccellenza della scuola astronomica padovana, risultati straordinari non solo dal punto di vista scientifico e della ricerca, ma anche nelle realizzazioni concrete, come possiamo riscontrare anche stasera. In questo momento di gioia va un pensiero forte a Bepi Colombo, a cui è dedicato il nostro Centro di Ateneo di Studi ed Attività Spaziali: sicuramente dall'alto, proprio vicino a quel cielo che andiamo ad esplorare, ci starà seguendo con soddisfazione".
La sonda accompagnerà la cometa per tutto il 2015 - L'obiettivo della missione è quello di acquisire nuove conoscenze sull'evoluzione del Sistema Solare grazie all'analisi della cometa - che ha un diametro di appena quattro chilometri - su cui "Rosetta", lanciata nel 2004, farà atterrare il modulo "Philae"; la sonda accompagnerà la cometa per un tratto della sua orbita, fino alla fine del 2015. "Rosetta" ha inviato le prime immagini della cometa nel maggio scorso, ad una distanza di due milioni di chilometri dal suo bersaglio; alla fine di maggio ha effettuato una manovra di allineamento in previsione proprio del rendez-vous, in cui si è avvicinata ad un centinaio di chilometri cercando un punto favorevole per l'atterraggio del modulo; tra i sei possibili candidati la scelta è caduta sul sito J, ribattezzato "Agilkia".
Tutto quello da sapere sul modulo Philae - "Philae" - grande più o meno come un frigorifero e dotato di numerosi strumenti di scavo e analisi - si è ancorato alla superficie della cometa grazie a due "arpioni", che hanno il compito di stabilizzarne la posizione su un corpo celeste dove la gravità è sostanzialmente nulla (il modulo pesa circa un quintale sulla Terra, ma solo un grammo sulla cometa). Il nome del modulo proviene dal sito archeologico dove venne trovato un obelisco che aiutò lo storico francese Jean-Francois Champollion a decifrare la celebre stele in cui onore è stata battezzata la sonda. Lo studio della cometa permetterà agli scienziati di guardare indietro nel tempo di 4.600 milioni di anni, in un'epoca in cui i pianeti non esistevano e il Sole era circondato solo da sciami di asteroidi e comete. "Philae" studierà le proprietà fisiche della superficie e del sottosuolo del nucleo e la loro composizione chimica, mineralogica e isotopica: questi dati saranno di complemento allo studio globale delle proprietà dinamiche e della morfologia superficiale della cometa effettuato della sonda madre Rosetta.
La cometa di Rosetta sembra più antica del previsto - La cometa è più polverosa di quanto immaginato e potrebbe essersi formata nella stessa regione dei pianeti rocciosi come la Terra: sono le prime conclusioni che arrivano dall'analisi dei suoi grani raccolti dallo strumento italiano Giada (
Grain Impact Analyser and Dust Accumulator). Ne ha parlato con una delle ricercatrici del gruppo che ha progettato e sviluppato lo strumento, l'astronoma Elena Mazzotta Epifani, dell'
Osservatorio Astronomico di Capodimonte (Oac), dell'
Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
Giada è pronto a svelare altri segreti della cometa - Una volta che avrà raccolto i grani liberati durante l'atterraggio del lander Philae. Attualmente la sonda dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) è a meno di 30 chilometri dalla cometa. ''Più vicini si è più si è sicuri della zona della superficie da cui arrivano i grani'' spiega Epifani. ''Sapere in modo preciso da dove arrivano i grani analizzati - aggiunge - ci aiuta a capire se l'oggetto è omogeneo o se, come sembra dalla forma, è composto da due corpi diversi. Potrebbe anche essere costituito da due frammenti di uno stesso corpo che si è prima rotto e poi riunito. Dall'analisi dei grani inoltre si può comprendere se il contatto è stato catastrofico o gentile''.
I grani raccolti finora sono più grandi di quanto immaginato - Il loro diametro è un decimo di millimetro) e le concentrazioni di polvere rispetto al ghiaccio sono maggiori del previsto: ''questo ci dice dove potrebbe essersi formato l'oggetto, nella regione dove sono nati gli altri corpi rocciosi del Sistema Solare''. Finanziato dall'Agenzia Spaziale Italiana, Giada (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) è stato sviluppato a Napoli presso il Laboratorio di Fisica Cosmica e Planetologia dell'università Parthenope e dell'Inaf-Oac, in collaborazione con l'Istituto di Astrofisica dell'Andalusia (Granada, Spagna). La responsabile dello strumento è Alessandra Rotundi dell'università Parthenope.
Fonti
Tiscali.it e
lastampa.it