Addio videoregistratore

Addio videoregistratore: in Giappone stop alla produzione

L’ultima azienda giapponese che ancora commercializza videoregistratori ha comunicato ufficialmente che la produzione verrà interrotta entro la fine di agosto




Se chiedete ad un ragazzino nato alla fine degli Anni 90 che cos’è un videoregistratore per videocassette probabilmente non vi saprà rispondere. Al massimo potrebbe dirvi che è quel cassone pesante e inutile che prende polvere in soffitta a casa dei nonni. E ovviamente si stupirà che negli anni ottanta e novanta potessimo usarlo per vedere I Goonies ad una qualità così bassa, o per registrare X-Files la sera tardi.

Quel che potrebbe stupire tutti, adulti compresi, è scoprire che in Giappone nel 2016 c’è un’azienda che i videoregistratori continua a farli. Ancora per poco, però. Secondo quanto riportato dal Nikkei dal prossimo mese anche Funai Electric, ultima compagnia nipponica che ancora commercializza VCR, interromperà la produzione. I videoregistratori di Funai sono assemblati in Cina, come la stragrande maggioranza dei prodotti elettronici che la società produce a marchio proprio o per altre grandi aziende, e vengono distribuiti in giro per il mondo dalla Sanyo.

Non è difficile intuire i motivi alla base di questa scelta: i videoregistratori non li compra quasi più nessuno. Il primo VCR di Funai risale al 1983 e ai tempi d’oro l’azienda è arrivata a vendere 15 milioni di unità in un anno. Il numero è sceso a 750.000 nel 2015. Ancora tanti, nell’era post-DVD in cui dominano Netflix e gli altri servizi di streaming, ma non abbastanza per giustificare un’intera linea produttiva. JVC, uno dei maggiori produttori del passato, aveva già detto addio ai VCR nel 2008. Le videocassette VHS, per contro, sono ancora in produzione e non è difficile trovarne nei negozi di elettronica, mentre Sony ha interrotto la produzione delle cassette Betamax solo l’anno scorso (ma l’ultimo registratore compatibile è uscito dalla fabbrica nel 2002).

Come per molte altre tecnologie vintage, una nutrita schiera di nostalgici coltiva con passione il ricordo per le testine disallineate, le interfacce di controllo troppo complicate dei videoregistratori e la bassa qualità audio-video dei film in VHS. I collezionisti sono disposti a spendere anche più di mille euro per accaparrarsi film in cassetta di dubbia caratura cinematografica, B-movie (in particolare erotici e horror) che negli Anni 90 erano relegati al retrobottega delle videoteche di quartiere.

Fonte Lastampa.it