"ogni biglia lanciata, viaggia a 25.700 Km/h"
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Asteroidi, l’Italia tra i Paesi più a rischioSecondo un software elaborato all'Università di Southampton
Siamo al settimo posto su quasi 200 Paesi. Colpa della alta densità di popolazione nelle zone costiere. La mappa delle aree a rischioLONDRA - Come se non ci bastasse l'essere considerati fra i Paesi ad alto rischio sismico, vulcanico e idrogeologico, ora arriva un gruppo di ricercatori inglesi a dirci che l'Italia è pure nella top ten (su quasi duecento Paesi di tutto il mondo!) per vulnerabilità all'impatto con gli asteroidi. Infatti, ci assicurano Nick Bailey, Graham Swinerd e Richard Crowter dell'Università di Southampton - per inciso, la città sulla Manica dal cui porto salpò il Titanic-, siamo risultati al settimo posto per numero di vittime e distruzioni materiali che potrebbero essere causate dalla eventuale caduta di un macigno spaziale.
■ La mappa del rischio
I PRIMI DIECI - Nella singolarissima top ten, prima dell'Italia, troviamo: Cina, Indonesia, India, Giappone, Stati Uniti e Filippine; e subito dopo l'Italia: Regno Unito, Brasile e Nigeria. A questi risultati i tre studiosi inglesi sono giunti grazie a un software, sviluppato per la prima volta, che non solo è in grado di simulare l'impatto di asteroidi di piccole e medie dimensioni, a partire da 100 metri di diametro e con velocità di caduta attorno ai 20 km al secondo, in varie parti del globo; ma anche di valutare gli effetti delle devastazioni sui singoli Paesi. Sullo sfondo di questi studi c'è la recente consapevolezza che la storia geologica della Terra è stata segnata dalla caduta di piccoli e grandi oggetti cosmici (di alcuni si vanno scoprendo solo ora le cicatrici nascoste sotto sedimenti terrestri o nel fondo dei mari); e il timore che futuri incontri ravvicinati con asteroidi, come quello del 2036 con Apophis, possano trasformarsi in uno scontro distruttivo.
VALUTAZIONE DEI RISCHI - «Il coefficiente di rischio che abbiamo potuto calcolare per ciascun Paese si basa sul numero delle vittime e sul valore economico dei danni alle infrastrutture provocato dai vari, possibili impatti che il nostro software è in grado di simulare», ci ha spiegato Nick Bailey, l'ideatore e il promotore della ricerca. Ma perchè l'Italia si è guadagnata un così alto posto nella classifica mondiale del rischio? Quali caratteristiche ci rendono molto più vulnerabili di tanti altri luoghi della Terra? «Nel caso specifico dell'Italia -aggiunge Bailey- abbiamo osservato che, per impatti provocati da asteroidi di piccole dimensioni, fino ai 100 metri, il rischio è relativamente basso. All'aumentare delle dimensioni dell'asteroide, il rischio aumenta considerevolmente. La causa è da attribuire a due fattori, caratteristici dell'Italia e di altri Paesi che figurano nella nostra top ten. Il primo è il considerevole sviluppo costiero in relazione alla superficie totale del Paese; il secondo è l'elevata concentrazione di aree densamente popolate vicine alle coste». Poichè, da un punto di vista statistico, è molto più probabile che gli impatti di asterodi si verifichino in mare che sulla terraferma (gli oceani coprono i 3/4 della superficie terrestre), è evidente che i maremoti sarebbero fra le devastazioni più immediate dell'impatto e i Paesi a grande sviluppo costiero quelli più martoriati. Il software sviluppato da Bailey e collaboratori mostra non solo che saremmo annientati da qualunque oggetto cosmico di qualche centinaio di metri in caduta nel vicino Mediterraneo, ma anche da un eventuale impatto nel lontano Atlantico. Se può essere una consolazione, la top ten elaborata dai ricercatori inglesi non ha più valore per cadute di asteroidi oltre i 500 metri di diametro: in questo caso la portata delle distruzioni, a breve e a lungo termine, sarebbe planetaria e nessuno potrebbe considerarsi al riparo dal cataclisma.
PROBABILITA' - Per non seminare inutile sgomento è opportuno precisare che le probabilità di caduta degli asteroidi sulla Terra sono piccole: circa uno ogni 10 mila anni per corpi di qualche centinaio di metri; e circa uno ogni 100 mila anni per corpi di 1 km. Il problema è: quanto tempo fa sono caduti gli ultimi? Solo dando risposta a questo interrogativo potremmo conoscere i rischi effettivi legati a questa sorta di lotteria cosmica. Lo studio dell'Università di Sothampton è stato presentato alla Planetary Defence Conference che si è tenuta a Washington nei giorni scorsi, riscuotendo l'interesse di prestigiosi esperti della materia, come Clark Chapman, il quale ha esortato i ricercatori a sviluppare ulteriormente questo primo tentativo di valutazione della vulnerabilità locale agli impatti cosmici, essenziale per organizzare una difesa attiva in caso di pericolo.
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